domenica 18 novembre 2012

gaza e non solo: la ragione oltre al cuore

sull'ultimo attacco israeliano su gaza si dice tanto, spesso in maniera superifciale e confusa. non è giusto, visto che la gente là semplicemente muore. e non solo là, ma in tutta l'area. in un po' di tempo libero ho tradotto/riassunto questo articolo, uscito su al-Quds al-arabi (giornale arabo filopalestinese di base a lodra) il 16 novembre. l'autore è Ezzat el-Kamhawi, giornalista e scrittore egiziano (tra i vari lavori ha scritto un libro sull'immigrazione verso l'italia e l'europa, La vergogna tra le due sponde, eccone una recensione).
questo articolo dice cose che mi passavano per la testa in questi giorni, che credo vadano considerate. spero sollevi domande quanto dia risposte.


Non comprendiamo più quel che non sopportiamo

Quello che succede in Palestina fin dal '48 è indubbiamente doloroso. Adesso, per di più, è un rompicapo, che va osservato in relazione a quello che sta succedendo nell'intera area.
Questo vale in misura maggiore per i regimi post-primavera, dalla posizione difficile e di difesa in cui si trovano. L'occidente, dopo un attimo di esitazione, ha contribuito ad azzerare le loro conquiste.
Né le sezioni in cui gli schermi dei canali di news arabe sono divisi aiutano a capire.
Ieri (il 15) la tv era divisa tra Idlib, Gaza, il Cairo e Amman.
Un aereo che bombarda una città: potrebbe essere israeliano, invece è siriano. Mentre c'è chi ancora si sforza di credere che colpire Assad significhi colpire lo spirito dell'opposizione araba, venerdì scorso migliaia di siriani manifestavano contro la brutalità di Assad e di Netyanahu insieme.
Nel riquadro di Gaza, l'aeronautica israeliana colpisce con maggior selettività, mietendo meno vittime. Non perché Netanyahu sia più etico, ma è legato alla specificità di questo conflitto, che contempla, in primo luogo, imminenti elezioni.
I missili diretti in Egitto (non provati, né qualcuno l'ha fatto notare nei vari dibatti TV) chiamano in causa il fratello musulmano Morsi più che Ramallah. Perché basare il progetto della resistenza all'occupazione sulla religione invece che su prerogative nazionali? Questo non legittima automaticamente la rivendicazione sionista alla base della fondazione di Israele? La divisione tra Gaza e ANP non è una questione nazionale e non religiosa? Non offre ad Israele la giustificazione di non avere interlocutori?
Inoltre per il mondo occidentale, Gaza è ormai assimilata al terrorismo islamico, tutti i suoi cittadini sono considerati coinvolti con Hamas, indipendentemente dalle loro singole opinioni e azioni.
Il riquadro egiziano. L'espulsione dell'ambasciatore Israeliano risponde certo al clima delle piazze egiziane. In effetti risponde alla sopravvivenza del governo attuale, visto che la questione palestinese ha unito tutti gli egiziani in questi giorni. Oltre all'espulsione e un breve discorso a Gaza, cos'altro può fare Morsi? Gli ikhwan non hanno messo l'Egitto in grado di aiutare sé stesso, tanto meno possono aiutare i loro stati amici. Il compito del presidente egiziano dovrebbe essere la riunificazione della Palestina, non propendere per Gaza come Mubarak si era schierato per l'ANP. E dopo di ciò dovrebbe essere in grado di fermare gli attacchi israeliani, e sfidare gli americani. Ma è troppo debole, ha riserve economiche troppo insignificanti per imporsi.
La tessera giordana, aiuterà a capire la situazione? L'aspirazione del popolo giordano alla giustizia sociale e alla libertà valgono quanto quelle di ogni altro popolo. Ma l'attacco al governo e l'insorgere degli Ikhwan giordani non promette bene. Non avremo profughi di una sola nazione se andassero male le cose. Oltre ai giordani avremo palestinesi, iracheni ed egiziani (che non troverebbero lavoro nell'Egitto post-indipendenza).
Lo schermo arabo, con i suoi riquadri, è forse più di quanto si possa sopportare o comprendere. Forse lo schermo intero occidentale offre di più alla contemplazione. Le trasmissioni in Israele mostrano alla coscienza occidentale la paura dei missili, più che i loro effetti, e le lacrime delle famiglie dei tre caduti, mentre celano famiglie intere eliminate in Siria e Gaza. Ciò non vuol dire che la televisione occidentale stia cantando la messa per Israele, ma la verità è che ha viziato i suoi spettatori con un'immagine stereotipata e retriva della politica araba.
 
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