ma poi.
come al buio, gli occhi si adattano. e si comincia a vedere più in là. dopo due settimane sento che comincio ad ingranare, la città si svela.
ha ragione chiara, della cooperazione italiana. alla fine ti resta dentro.
la vita di una città non è qualcosa da contemplare dal di fuori. altamente raccomandabile avere uno scopo, un obiettivo.
ed è correndo dietro alla mia ricerca che mi incontro con beirut. anche nelle sue svolte inaspettate.
una città che vive. nonostante tutte le difficoltà di una nazione che non si era ancora ripresa dalla sua storia che poche estati fa ha subito una guerra, e ancora adesso incombe minacciosa. gente indaffarata a costruire la propria felicità. nonostante non sia facile, e non tutti siano uguali nella più liberale democrazia del mondo arabo.
al hamra' (الحمراء) non è bellissima. ma questo quartiere strategico di west beirut, stretta tra le zone del lungomare e i più popolosi quartieri dell'interno, è un semplice fluire di esistenze. imbottigliate nel perenne traffico, o più agili a piedi. c'è tutto quello che serve. le librerie, i teatri, i cinema, i bar, i ristoranti, gli uffici e gli alberghi. basta superare il disappunto degli starbucks e degli altri brand onnipresenti, e girato l'angolo si trova un mondo più schietto, reale.
qualcuno aveva messo manifesti bianchi sui muri, inviando a scrivere cos'è al hamra'. due risposte parlano per tutte: casa, libertà.
l'ho capita poco a poco, silenziosamente. passandoci tutte le volte. sbagliando strade, cercando una libreria, un ateneo, una scorciatoia.
non si dà, beirut, per garantita. si fa cercare.
ed io sono solo all'inizio.
alla fine, l'odore della sera. plana nel cortile di questo convento. denso di mare e di piante. di gioia e nostalgie. dolce e comprensivo.
Tutti
6 anni fa
ecco, finalmente cominci a respirare. niente panico, Ale..
RispondiEliminaun abbraccio forte!