lunedì 10 maggio 2010

all'anima del commercio - fine

prematura, forse.

sembra strano in tempi del genere licenziarsi da un più che buon impiego. primaditutto era a tempo limitato (3 mesi). poi c'è dell'altro.
peccato però, stavo andando anche bene. in fondo so commerciare. cioè: avere fatto il contratto di apertura della pagina di napoli, e vederlo andare bene titillava le recondite corde filocapitaliste del mio animo. o era semplicemente la soddisfazione servile di piacere agli altri? il pirlesco istinto suicida del primo della classe?

pure interessante cominciava ad essere.
mi piaceva andare in giro. andare a spasso è sempre stato il lato attranete di questi lavori. di questo sopratutto, per il tipo di clientele cui si rivolgeva: bar, ristoranti, centri benessere eccetera.
il canovaccio è quello di sempre, emozionale. il prodotto, la proposta economica passa in secondo piano. bisogna diventare bravi, ed in fretta, se non ci si uvole romprere troppo le palle, a snocciolare i vantaggi economici. per poi arrivare a vantarsi del vantaggio extra che ci si ricava come compagnia offerente. questo per dimostare che si ha le palle, e si è onesti, e via dicendo. un po' come dire: dài, colpiscimi, e offrire la mascella.
riuscivo ad entrare bene nella parte, e mi restava spirito abbastanza per osservare le reazioni degli altri.
sgranano gli occhi, alcuni, e li ripago con un sorriso da folle. altri anuiscono seriosamente, come per condividere l'ineluttabile verità che chi ti toglie fuori della merda non lo fa solo per il tuo bene.
l'abilità vera, però si vede dal cazzeggio. che il prodotto si vendesse da solo, infatti, era una grossa cazzata. chi si mette a fare affari con noi dei costi, seppure irrisori, li paga. in forma di sconti esagerati. tranquillo, niente di doloroso.
io avrei firmato.
ma non basta. una cosa del genere non ha riferimenti nel mercato che rendano la decisione del partner guistificabile ai sui stessi occhi. sarebbe stato più sensato vendere qualcosa di più costoso se qualcun altro lo avesse fatto prima, e qualcun altro avesse comprato.
qua, invece, comprano da te, da qualcuno che gli è simpatico.
forse questo è quello che ha funzionato di più: il fatto che non mi fregasse di essere simpatico per forza. di questo se ne accorgono anche i bambini. in realtà abbastanza in fretta ha cominciato a non fregarmi tanto nenache di vendere. e qua le cose hanno cominciato a girare. ero entrato nel loop del cazzeggio. volevo vedere dove andava a finire. capire chi avevo davanti. gente strana per me. neanche credo che facciano un lavoro fico, come d'altronde non credevo io stesso di fare un lavoro fico. quindi non mi davo delle arie io per primo, e poi riuscivo a spiazzarli un minimo. la negazione del commercio è l'accettazione lapalissiana dell'inutilità dell'insistenza. e funziona alla grande. mi bastava dire: se non vuoi farlo non fa niente, con un sotteso del tipo, tanto ti voglio bene lo stesso, e sono lo stesso curioso del tuo piccolo mondo commerciale. tac! qualche porta si apriva. le obiezioni si ammorbidivano. anzi mi sembrava di venire invaso di un'autorità ai limiti del legale, avevo questo strano potere di venire preso sul serio.
non voglio esagerare, però. il cazzeggio non è un'abilita, è un'arte, ed io in questa non sono che un pesce piccolo. che, però, anche se poco, ha nuotato felicemente.
il buon umore paga. come è meglio ridimensionare quello che si fa. non è un'oprerazione chirurgica al cervello, nessuno muore, quindi tranquillo. sì, contesabile che faccio il discorso borghese di chi ha il culo parato ed i conti pagati. allora fanculo rispondo come le dottrine economiche rispondono alla realtà che si lamenta della loro violenza: sticazzi, le cose vanno così, cambiale se ti riesce.
il fatto alla fine è che non è il mio mondo. guadagnare di più non è il mio fine. sono per la decrescita, per la felicità come voce nel fatturato. ho dato a questo lavoro anche troppe energie, dal punto di vista spirituale anche più che mentale (e non conto i chilometri camminati, per economia ed ambientalismo). stavo trascurando l'affetto e l'intelletto.
giusto in tempo le cose sono cambiate, improvvisamente e per il meglio. la traduzione di un libro va inaspettatamente avanti, ed anche altre cose riugarda ai miei studi.
svolte che capita una volta nella vita, non le perdo per tutto l'oro del mondo. e mi fanno essere anche più felice.

ah. buco di culo del mio super-ego, non ti preoccupare, continuo ad avere bisgono di te, ora più che mai.

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