sabato 6 novembre 2010

futuro postumo - ogni tanto bisogna pur scegliere

questa volta non c'entrano le mie croniche instabilità e frenetiche indecisioni. au contraire! una volta tanto torno con i piedi per terra e mi tocca fare una scelta, prendere decisioni un po' più, come dire, impegnative.

e mi piace la fortuita quanto esatta continuità con disorientabile (che, anche se ho abbandonato da qualche tempo, spero anzi conto di proseguire). i commenti del bradipo e, ultimissimo, di turistadimestiere al mio ultimo post hanno trovato una risposta nelle ultime settimane.

giovedì 16 settembre 2010

perchè poi malauguratamente uno si ferma e ci pensa sopra..

sto scrivendo pochi post (cioè sto postando poco) per vari motivi. uno è che la bicilcetta da rifare costa un botto, poi la forcella, mi sono accorto ieri che è piegata. e il mio zen e l'arte della manutenzione della bicicetta va a farsi benedire..

domenica 5 settembre 2010

politica post-digestione

me ne sono stato un po' in disparte, prima le vacanze e adesso ho parecchio da leggere e studiare.
ma certe cose mi fanno saltare la mosca al naso. e non mi riesco a trattenere. come al solito si tratta di politica. come al solito mi affronta quando sono vulnerabile, la domenica  a pranzo dai miei.

voci di giusto sdegno fermamente condannano da sinistra le violente contestazioni a schifani, presidente del senato. il poverino invitato alla festa del pd in quanto figura istituzionale (c'è crisi..) è stato insultato al grido di "mafioso" dai un sedicente gruppo identificato in seguito come grillini (il diminutivo, bel modo di afondare il dissenso, come dei bambini capricciosi rompiballe).

il mio pensiero al volo è stato: ma vaffanculo.
ora schifani è figura istituzionale, quindi sarebbe al disopra delle parti, anche se il gioco delle parti lo ho infilato là (e poteva rifuitarsi, mica è un professorino che accetta l'incarico a 1000 km di distanza perchè sennò non si mangia a casa). infatti per tutti questi anni ha semplicemente taciuto, su ogni nefandezza che ha fatto il governo cui è legato. molto istituzionale devo dire. ora, al paese mio, l'omertà è abbastanza, se non molto mafiosa. lo è considerata quando avviene per inferiorità, figuriamo in questo caso di complicità.
ma inanto tutto va a puttane e noi ci offendiamo per un poco di dissenso. anche se è stato espresso sgraziatamente.
proprio oggi apprendo con gioia che finalmente quel coglione sanguinario e ipocrita di blair non può girare a vendere il suo libro senza essere lanciato addosso uova, marciume e quant'altro (per pubblicizzarlo ha sfruttato la sua posizione di capo del quartetto - l'ha fatto uscire i giorni dei negoziati!!!). attendo qualche "se l'è chiamata" sui giornali.
noi invece il dissenso lo castriamo e lo offendiamo. poi ci stupiamo che divenat violento. le ragioni non si cerca neanche di capirle. non si doveva turbare l'operazione di pecorile equilibrismo del pd. che cerca di essere più gradito agli avversari politici che agli elettori (possibili).
è la stessa logica che condona i banchieri truffatori e commercianti d'armi e si scaglia unanime a spada tratta contro chi imbratta i bancomat. il tanfo del cadavere del perbenismo borghese benpensante si sente eccome, esso tuttavia è vivace più che mai.

non c'è che dire, contestare schifani era sbagliato. bisognava contestare gli ipocriti che l'hanno invitato.
quasi vorrei essere in francia dove gli intellettuali almeno una volta all'anno hanno una sola voce. o altrove..
sono disorientato

giovedì 5 agosto 2010

la meccanica delle cose .1

non si può trasformare una stanza in officina.
sopratutto se ci mangi.


comunque la prima parte è fatta. di più non posso fare.
questa mia delle biciclette deve essere una malattia. in fondo napoli non è propriamente la città adatta. al di là delle salite il problema sono gli altri utenti della strada. la loro bestiale aggressività.
intanto ho tolto tutte le parti che sono riuscito a togliere. solo la forcella è rimasta, ed una vite che teneva il parafango di dietro. con uno straccetto di metallo ancora appiccicato.
piano piano l'ho spogliata. pezzo dopo pezzo. buttando via quello che era inutilizzabile.

l'ultima tranche è stata dura. ho dovuto trapanare le viti che erano troppo arruginite per essere sfilate con cacciavite e chiave inglese. la posizione era scomoda, usavo un piccolo scaletto come ripiano, tutto scivolava.
anche i miei occhiali. per via del sudore. era come se la realtà si scollasse e la perdessi così. come se stesse scivolando.
il parafango posteriore ha presentato qualche difficoltà per via del difficile accesso alle viti in questione. peccato che adesso ha quel buco in corrispondenza della vite che non sono ancora riuscito a rompere. è difficile trovarne di ferro. anche se questo è completamente arruginito, vedrò cosa si può fare.

il lavoraccio è stato il cavalletto. io odio i cavalletti. adesso.
è strano. da bambino sostenevo che il cavalletto era un accessorio importantissimo per una bici. da bambino avrei voluto una bici da cross. quella con il cambio a leva sul tubo orizzontale, che assomiglia a quello di un'auto. e invidiavo i ragazzi che ce l'avevano. alcuni avevano pure lo schienale alto, che sembrava un chopper.

io, una bici così non l'ho mai avuta. a 14 anni mi fu comprata una mountain bike ibrida. quelle con le ruote da 28 pollici di diametro (o 700 se si vuole contare la lunghezza, o anche 622, che non so per cosa stia), quelle grandi per farla breve. molto più comoda per le strade urbane, ma a quel tempo mi piacevano le ruote più piccole e larghe. ci saltavi sui marciapiede senza ammaccare il cerchio. però mi ci sono divertito all'epoca.
e quella è ancora la mia bici. la recuperai nel 2001. l'ho chiamnata "libera" perchè finii il 25 aprile. adesso va ancora. non c'è stato bisogno di nessun intervento. un po' di svitol e via. non è perfetta, ma funziona. un po' pesante. assomiglia al mio modo di rapportarmi col mondo, con la società. le biciclette mi scoprono testardo.

torniamo al cavalletto. è di alluminio pressofuso. che viene attaccato ad una piccola pedana fatta apposta sul telaio con una vite di acciaio. con la ruggine i due metalli si saldano. ho passato un'ora ed un paio di punte da acciaio a disintegrare una vite a brugola da 8 con il trapano. bestemmiavo come un turco. mi sono sentito un novello éfeso. alla fine si è rotto il bastardo, mica la vite. coriacea la stronza.

più di tanto non posso fare. mi mancano gli attrezzi, e forse anche lo spazio giusto.

il movimento centrale (o bottom bracket, in inglese), quello che ci attacchi i pedali, non ho le chiavi giuste per smontarlo. mi mancano anche quelle per svitare la calotta che tiene ferma la forcella. questa è parecchio dura a girare.   bisognerebbe pulire i cuscinetti. per ora mi sono arrangiato con un bagno di sbloccante. poi si vede.

sono un pò deluso in realtà. è una cosa che mi porto dietro fin dall'infanzia. avrei voluto con le mie sole forze, e qualche piccolo attrezzo, spogliare completamente la bici. in modo che non restasse che prendersi cura del metallo del telaio. grattarlo, verniciarlo. il desiderio di ritornare all'origine e ripetere il percorso.
una cosa che a volte vorrei fare con la mia stessa vita. ed in questo caso neanche un meccanico mi può aiutare.
e a quel punto che rischio di perdere il divertimento. quando scopro il secondo fine, lo scopo allucinatorio che si nasconde dietro il mio semplicemente restaurare una vecchia bianchi.

avrei voluto ripartire dal telaio, trovare un paio di pezzi vecchi (o vintage, che sono più costosi) e farmi una bici da corsa. cosa che sogno da tempo. il tutto rispettando un budget risibile, così per mantenere quel sapore boehmién della cosa.

ero completamente fuori strada. intanto ho sgomberato il pavimento. poi lo pulisco e rivedo i miei piani.

sabato 17 luglio 2010

concerto grosso

il mio amico ieri ha suonato. sullo stesso palco, poco dopo, sarebbe toccato a dio.
uno dei tanti, che vendono tante copie e girano in ferrari.
per l'occasione sfoggiava un copricapo di piume, dio. forse pensava di essere quetzalcoaltl, o qualcosa del genere. forse non sapeva neanche chi è.
ma il mio amico mi ha fatto entrare gratis. ed era bello vederlo là. emozionato e contento, anche se non era la volta giusta, nè la folla più grande. forse perchè non è dio, quindi si gode la vita.
poi il mio amico, ha guadagnato neanche un millesimo di quanto ha guadagnato dio. fossero andati con un cappello tra gli astanti gli sarebbe andata meglio. ma così vanno le cose. per fortuna che non è venuto con il divin aereo privato.
poi, infatti, tornando a casa, abbiamo fatto tardi. si siamo fermati a mangiare qualcosa con amici, umani. una carbonara. non era divina, ma buona sì. in fondo erano le tre.
dio non si fa toccare nè guardare. anche se sicuranmente qualche bella mortale gli avrebbe concesso le sue grazie, più tardi nella serata. chissà se si sono divertiti.

il morale della favola è:

basta con gli squilibri socioeconomnici frutto di un capitalismo sfrenato idiota e senza scrupoli!
oltre a prenderlo in culo sopportiamo pure l'acrimonia beota di miliardari disadadattati.
tanto noi abbiamo dalla notra parte l'amore di cui trabocchiamo.
ma se trovassi un poco da lavorare non sarebbe male...

giovedì 24 giugno 2010

ai èd e drim

sognavo
che per un misterioso evento atmosferico i giocatori della nazionale italiana di calcio, mestamente ritornanti in patria, fossero costretti per incantamento ad atterrare nel piazzale dell'alfa di pomigliano (quindi dovrebbero essere in elicottero, ma tanto è un sogno).
è il momento del cambio turno, il più affollato possibile..

e succede l'inimmaginabile.

mercoledì 23 giugno 2010

operai, studenti, piccione

un piccione mi ha preso di striscio. il bastardo. entravo nella biblioteca della mia università. studiare un pò avrebbe smosso le mie meningi. avevo perso troppo tempo appresso al mio cv, ed al suo gemello in inglese. fino alla nausea.
gli àuguri mi hanno detto che è un buon segno. chissà.
almeno non sono stato colpito in pieno.

poi oggi pensavo agli operai.

martedì 22 giugno 2010

non andare con tua madre all' ikea

non andare con tua madre all' ikea

lunedì 21 giugno 2010

saramago

já há alguns dias. não acho ele está depressa.

não gosto da expressão: o meu escritor preferido. á verdade, há muito tempo que não leio nada de ele, ou me informei se havia novidades.
pero me fez chorar. 
e por isso me falta.

lunedì 14 giugno 2010

linus, maestro


questa l'ha messa oggi su facebook ror. un'ottimo.
mi ha fatto la giornata. anche vedere un bel po' di sano entusiasmo intorno.
poi mi ha fatto riflettere.
stasera. mentre correvo soprattutto.

è quello che voglio fare da grande.
come quando ad un certo punto, complice la partita, non sono passate più automobili. nè moto. niente.
sul lungomare si sentiva un mare piatto che sciabordava.
un mare che odorava forte, stasera.
andavo già al passo. mi sono fermato.
per un attimo c'ero. ci sono stato.
poi è passato qualcuno.

non mi resta che darmi da fare.

giovedì 10 giugno 2010

marinai, crisi, banche, stipendi e ippopotami

vabbene.. continuiamo.
la capa non mi aiuta più. anzi, cominicia a farmi male, a quest'ora. continuo il discorso di ieri.

domani sfilata della marina nel golfo di napoli. oggi facevano le esercitazioni. osservo sei navi da guerra in fila che si avvicinano alla mia città e penso che sono cazzi.

martedì 8 giugno 2010

dunque

un paio di settimane strane, alti e bassi. mi sono concentrato in questa storia del libro. un bel po' di tempo dedicato ad una prova di traduzione. forse mi viene chiesta, forse piace anche. forse no. intanto ho scroccato un bel paio di lezioni di traduzione letteraria ad alto livello.

giovedì 13 maggio 2010

pausa, contrabbasso, mammi e decrescita

finalmente ho messo il giusto di pece sull'archetto, ultimamente non ne avevo messa abbstanza. piccola pausa. perdo tempo, forse ne guadagno sulla mia mancanza di concentrazione.

tanto adesso ho tempo. finalmente. e comunque continuo a pensare in sottotraccia. quello che so e voglio fare.
intanto tengo la bocca chiusa per scaramanzia.

solo questo: i nodi vengono al pettine e finalmente quello che so fare comincia ad avere un senso pratico. tutto è diverso. come passare dalla lettura di romanzi rosa alla pratica del sesso. perdere la verginità.

promessa (da marinaio, forse): raccontare di più il mondo fuori, che quello dentro. le cose che succedono.

lunedì 10 maggio 2010

all'anima del commercio - fine

prematura, forse.

sembra strano in tempi del genere licenziarsi da un più che buon impiego. primaditutto era a tempo limitato (3 mesi). poi c'è dell'altro.
peccato però, stavo andando anche bene. in fondo so commerciare. cioè: avere fatto il contratto di apertura della pagina di napoli, e vederlo andare bene titillava le recondite corde filocapitaliste del mio animo. o era semplicemente la soddisfazione servile di piacere agli altri? il pirlesco istinto suicida del primo della classe?

lunedì 26 aprile 2010

all'anima del commercio 1: prodromi e giorno uno

è stata tutta colpa del caso, beffardo. capita come sempre capita in Italia. amico chiede ad amico se ha un amico per fare un lavoro. quindi il lavoro c'è. io sono l'amico che lo fa. mi arriva la telefonata appena scendo dal treno a napoli, pronto a riprendere possesso dei miei beni terreni. sembra un film. grazie. culo.

domenica 25 aprile 2010

resistere. liberare.

oggi è la Resistenza. che bello.

fini in televisione a fare il bravo ragazzo, quello della destra moderna, moderata e responsabile. e noi infarlocchiti dalla celestiale visione di capofortuna. poi alla fine che ha detto? niente. alza la voce e basta. tira la corda per vedere quanto si può permettere. in realtà mi è sembrato quasi dolce, femminile. un litigio tra innamorati, poi alla fine ci si calma e si diventa ragionevoli. non conviene andare alle elezioni anticipate. a loro. a me non credo.
intanto abbiamo un fascista alla ribalta. si prende più spazio delle celebrazioni. mentre le solite polemiche accompagnano una doverosa, impagliata retorica.

mercoledì 21 aprile 2010

viaggio 2.0

i piedi per terra.

e la terrà è quella italiana, di napoli. continuo a farmi guidare dalle sensazioni. mi dicono che fa bene essere tornato. quello che mi era pesato di più, mentre ero lontano, è stato aver sfiorato solamente la mia vita a casa. mi tiravano le occasioni neache cercate, prima di averle perse. in quel paio di mesi avevo avuto il tempo di vedere come stanno i miei amici e tutte le persone che mi stanno a cuore. ho visto un mondo che è andato avanti. che ha eroso con pazienza l'instabilità, morso dopo morso creando la cosa più semplice, un piccolo spazio di tranquillità.

lunedì 19 aprile 2010

il cairo . frammenti a posteriori .

tornato a napoli, da qualche giorno. guardo indietro ad una settimana cairota. già sembra lontanissima.

scritto poco. sono stato una settimana in ottima compagnia. distrae e distende. poi di questa città non avevo nessuna idea. mi ci sono immerso così, senza avere niente da capire. niente miti, niente aspettative da tradire. a parte una improvvisa, lunga e piacevole chiacchierata con un altro scrittore, non ho fatto un granchè. una specie di vacanza, in pratica. anche per l'osservazione.
però il posto mi ha stregato. è incredibile. terrò qualche antenna piegata nella sua direzione. magari ci ritornerò. ma ora non so, non importa.
ho scritto solo un paio di brevi appunti. 

martedì 6 aprile 2010

ad esempio (anche) a me piace il sud

giorni tranquilli. vedere la città semichiusa, per il suo lato cristiano, i giorni di pasqua. mentre sul lungomare è tutto un pullulare di gente, intenta a tutto pur di godersi il sole primaverile. da ramlet el-baidà رملة البيضاء a sud, passando per gli scogli del piccione, detti la rauchè الروشة e fino a quando la corniche sfuma nelle inerti geometrie della downtown. 
quindi cammino, tanto. pigramente mi do da fare, domani un'altra intervista. e sostanzialmente penso. raccolgo i pezzi e li metto insieme. ecco: vedo quanto ci ho capito.

molte cose ancora sono brandelli di idee che frullano nel confortevole e relativamente poco inquinato vuoto della mia testa. poche altre però sono riuscite a sedimentare una parvenza di coscienziosa analisi. si tratta di quello che cercavo, di quello che mi sono ritrovato, e di quello che vi ho trovato dietro.

sabato 3 aprile 2010

un po' di viaggio

oggi sono andato a tiro صور, facendo sosta a sidone صيدا sulla via del ritorno.
il sistema di trasporti non sarà perfetto, ma funziona. a questa massa di van, mini bus o bus veri, taxi collettivi e servìs mi ci sono abituato da tempo. dalla siria. forse da prima, napoli. il segreto è rinunciare alla fretta, se si può. ed alla precisione. in cambio della gioia di rotolare in un caleidoscopio di materiali grezzi.
quando si viaggia è tutta un'altra cosa.

mercoledì 31 marzo 2010

di corsa ma non troppo

la mia mente balorda ha scelto beirut forse con un unico scopo reale. correre sul lungomare.
devo dire: ottima scelta.
quel tipo di cose che ti dici che avresti dovuto fare da subito, maldicendo il tempo perso.

correre in sè mette le idee a posto. correre a beirut è scomodo per i polmoni - più salutare fumare. correre sul lungomare è bello.

è il contrario di napoli. geometricamente, intendo. dal concavo del golfo si passa al convesso del capo. è bello inseguire il sole che cala, grande, dietro la curva, all'altezza del faro. la costa che si defila verso nord comincia a puntellarsi di luci serenamente nitide. l'aria ancora fresca fa già promesse di tepore.

martedì 30 marzo 2010

pigro orientalismo

stasera sono pigro.
lascio agli analisti l'ingrato compito di commentare li v(u)oto. da parte mia, cari miei, vi distrarrò con un breve sfogo pseudo-orientalista.

bello qua. la cosa più bella è che si sta tranquilli. questo è il vantaggio, indubbiamente. ma anche il problema.
certo non mi aspetto che il mondo arabo continui a vivere in tende di lana e scorrazzi il sabato sera a dorso di cammello, che ballino dhabke come ossessi e pratichino ancora il delitto d'onore.

lunedì 29 marzo 2010

meglio il caffè

giornata lunga. a coronamento di un week end di lavoro. giustamente le mie prime interviste le faccio in arabo, mica in italiano. comunque, è andata. imparo lungo il cammino. la prima fila bene, bella chiacchierata. la seconda più ostica, venuta fuori all'ultimo minuto. alla fine, contento e stanco, me torno a casa. niente internet. mi stendo un po'.
mi risveglio con internet e le proiezioni delle elezioni. provo a capirci qualcosa. non mi piace. ho un leggero malditesta e manca il caffè.
esco, forse riprendo questo argomento.. inshallah

sabato 27 marzo 2010

voglia di fumare

anche stasera faccio il bravo. diciamo. peccato, però. aver smesso di fumare quando la sigaretta in bocca darebbe quel tocco che ci vuole allo zonzo serale. dovrò rivedere il mio salutismo?
intanto ho deciso che.
1 oggi ho cazzeggiato abbastanza (produttivo solo per 6-7 ore in tutto)
2 pensavo di andare al barometre - posto definito "da giovani dei centri sociali" (sic!) - ma alla fine ho già camminato abbastanza e il taxi di sabato no.
3 stasera nessuna fa niente, domani cena con i conventuali (quelli laici, che l'abitano insieme a me), quindi meglio fare i previdenti e portarsi avanti con il lavoro.

mercoledì 24 marzo 2010

ma poi

ma poi.

come al buio, gli occhi si adattano. e si comincia a vedere più in là. dopo due settimane sento che comincio ad ingranare, la città si svela.
ha ragione chiara, della cooperazione italiana. alla fine ti resta dentro.

la vita di una città non è qualcosa da contemplare dal di fuori. altamente raccomandabile avere uno scopo, un obiettivo.
ed è correndo dietro alla mia ricerca che mi incontro con beirut. anche nelle sue svolte inaspettate.

martedì 23 marzo 2010

pragmatico - prima impressione

pragmatico

ero partito lancia in resta con l'intenzione di svelare e raccontare beirut, vedere realizzarsi la mia storia di amore geografico alimentata al chiuso di una stanza.
è il caso di dire: adoro i piani ben riusciti..

comincio in medias res. sono a beirut da ormai due settimane, confusamente dense. il mio piano del tipo "resto almeno sei mesi, se non tutta la vita" è naufragato da subito: partirò tra qualche settimana.
la scintilla non è scoccata? forse. le aspettative erano tante, l'organizzazione poca. cercavo la capitale culturale del mondo arabo, con i suoi editori, il dibattito e l'attività culturale, all'ombra di una società -quasi- disinibita.

domenica 21 marzo 2010

numero zero

come prima cosa, tenterò di dare un'introduzione a questo blog. non è solo il mio diario di bordo, con quel misto di autoterapia e di voglia di raccontarsi. è anche un modo di seguire le cose, le tematiche che mi interessano. cercando il coinvolgimento, la discussione.

sono arabista. mi occupo del mondo arabo, e non solo. per me questo vuol dire occuparsi del lato "b" del mondo e della vita. del silenzioso. del diverso. del minore. dell'invisibile.

per questo disorientabile. perché ancora credo di non aver capito. ancora cerco di capire.
disorientabile non vuol dire non sapere dove stare, o non riuscire a stare bene in nessun luogo.
vuol dire voler arrivare in tutti i luoghi che si riesce, senza un piano preciso. accettare di mettersi in discussione, fino alle più radicali convinzioni.

seguirò solo un principio: la passione.

ma ken walu kher men el-amour
(non c'è niente di meglio dell'amore - sheikh sidi bemol)
 
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