giovedì 13 maggio 2010

pausa, contrabbasso, mammi e decrescita

finalmente ho messo il giusto di pece sull'archetto, ultimamente non ne avevo messa abbstanza. piccola pausa. perdo tempo, forse ne guadagno sulla mia mancanza di concentrazione.

tanto adesso ho tempo. finalmente. e comunque continuo a pensare in sottotraccia. quello che so e voglio fare.
intanto tengo la bocca chiusa per scaramanzia.

solo questo: i nodi vengono al pettine e finalmente quello che so fare comincia ad avere un senso pratico. tutto è diverso. come passare dalla lettura di romanzi rosa alla pratica del sesso. perdere la verginità.

promessa (da marinaio, forse): raccontare di più il mondo fuori, che quello dentro. le cose che succedono.



una cosa piccola e breve, un appunto: verso le tre torno dalla biblioteca, e vedo in due occasioni diverse due uomini in giacca e portadocumenti, che visibilmente tornano da lavoro, hanno con sè un bambino piccolo, loro figlio.
uno se lo porta attaccato al petto (come si chiama quell'affare?), non ha paura che gli sbrodoli la camicia.
l'altro è in metro, siede davanti alla bambina (in rosa) che dorme nel passeggino.

belle cose da vedere. che fanno riflettere. magari l'impoverimento sta dando avvio a stili di vita più aperti. sembra che questi uomini abbiano inserito nella routine del loro lavoro il compito di andare a prendere i loro figli all'asilo. non mi è chiara, né ho chiesto la dianmica effettiva, cioè se hanno fatto il cambio con la madre, o una baby sitter (part time, per risparmiare) o un nido. non so neanche se stanno tornando a casa, o meno.
sarebbe incredibile se, sopratutto nel primo caso, l'uomo abbia passato la giornata a lavorare, magari incontrando clienti, con suo figlio attaccato al petto. ancor di più se l'avesse fatto il secondo, sfidando anche le insidie tecniche poste dall'ingombro del passeggino.
ho immaginato i clienti/colleghi per niente stupefatti all'incontro, anzi, magari pronti ad un rapido scambio di battute molto in stile 'addetti ai lavori', confidenze tra condivide lo stesso stile di vita, da 'mammi' ("bello, questo modello, ma hai pensato a metterlo girato verso fuori, dicono che aumenti la sua socievolezza"..., "a me tocca domani, tu lo porti direttamente a casa, quando hai finito?")

comunque erano immagini di virilità, l'uomo in abiti da lavoro, in azione, nella sua sfera pubblica, cui si mischiava l'aspetto femminile, privato, della loro esistenza. e mi sono parsi anche piuttosto disinvolti. cioè che sapevano esattamente cosa stessero facendo (il secondo maneggiava il complesso telaio del passeggino con perizia, e la stessa mancanza di delicatezza riscontrabile in una madre).
ho idea che c'è di mezzo una riduzione della capacità economica delle famiglie, che porta un minimo ad arrangiarsi, magari collegato ad una riduzione nell'orario di lavoro. un bel suggerimento per il futuro, un idea di decrescita: perchè passare più tempo a lavorare per dare ad una sconosciuta parte dei tuoi guadagni extra, quando puoi avere la possibilità di passare più tempo con tuo figlio? il benessere che si ricava non ha prezzo (anche se sono convinto che le ricadute nel futuro, ovvero maggiore salute psicologica della famiglia, sono economicizzabili, per chi proprio ci tiene, basta rompesi la testa e fare uscire delgi indicatori).

ovviamente questa è solo teoria. purtroppo gli orari di lavoro non si riducono. abbassano i salari e ti fanno lavorare pure di più. e i conti sono difficili da gestire, gli stili di vita non si cambiano in un batter d'occhio. e certe questioni di 'rispettabilità' ancora impongono modelli improntati al consumo ed allo sfoggio di status symbols.

io non ho figli, e questo mi ha permesso di scegliere di lasciare un (precario) lavoro piuttosto redditizzio (potenzialemte), per dedicarmi ai miei veri interessi (non tanto redditizi, ma un minimo lo pagano), guadagnando una maggiore salute relazionale (più tempo con la mia donna, gli amici eccetera). non so come sarebbe se avessi una progenie cui garantire un futuro. non credo che la differenza sia tutta in una buona macchina, skt-tv, Iphone o cose del genere.

vorrei che chi ha figli e lavora, mi rispondesse e mi aiutasse a capire.
comunque chiederò in giro, anzi la prossima volta che incontro dei 'mammi' supererò il mio pudore e chiederò anche a loro.

intanto ritorno al mio lavora, va'

1 commento:

  1. eccomi.
    carica di appunti, troppi per l'orario, lo so.. ma sono madre e quindi sveglia dalle 6 del mattino.
    credo che il fatto che un padre intrecci affari e doveri paterni non abbia nulla a che vedere con il lato femminile insito in un uomo, anzi è semplicemente la dimostrazione che l'uomo si sta emancipando finalmente in quanto uomo e padre.
    Il disagio economico sicuramente incide, o meglio l'impegno, ma ti assicuro che c'è un piacere così fiero e potente nel portare con te il tuo nano che non è solo una necessità dettata dai soldi risparmiati, è proprio l'amore che ti fa godere di certi momenti.
    Il downshifting, ovvero il lavorare meno per una qualità di vita superiore, è uno stile di vita che richiede un impegno mentale notevole.. ecco, da madre egoista non mi ci vedo a far torte con mia figlia tutto il giorno, dopo 1 mese (e anche meno) mi strapperei i capelli.. non riuscirei a stimolarla quanto il nido, non riuscirei a sentirmi soddisfatta di me come donna nonostante sicuramente avrei meno sensi di colpa.
    Non ho sky, non ho l'iphone, la macchina è vecchia e di 3^ mano, applico il riuso ad ogni cosa, ma non sono così libera di scegliere comunque: c'è sempre quella sensazione che una mia scelta azzardata o poco azzeccata recherebbe danno a Greta.
    pensieri confusi.

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