domenica 26 febbraio 2012

asciugare le ossa

l'odore del sole sulla pelle. forse è la cosa più vecchia nella sua memoria. gli piace. vorrebbe che restasse così. un ponte con la sua infanzia, forse più lontano, con una gioia primordiale, leggera. è un odore asciutto (come si descrivono gli odori?) con qualche venatura dolce. si passa le mani sotto il naso, inalando avidamente. dopo la prima sensazione esplode nelle narici, imprevedibile ma compatto come un cristallo di neve. sale e fiori. nettare e deserto. finalmente una giornata che non piove. Kebda si infliltra nel brulichio della vita che si riversa nelle strade. tante cose che vorrebbe fare oggi che ha perso il filo. galleggia e si lascia trasportare dalla corrente.

devo comprare una televisione. forzare l'esilio nel silenzio della casa la sera. poi fa bene alla lingua, esercizio necessario per il mio arabo altalenante. comprare libri. passare le ore in librerie. magari trovo qualche libraio che ha letto quello che vende. che ci crede ancora.
o semplicemente cedere all'istinto, aprire la vita come un rubinetto e lasciarsi bere dal flusso, farsi portar via. in realtà le mie ricerche mi annoiano in fretta, diventano scuse per negarsi al mondo. descrivendolo invece di viverlo. alessandria mi carica di un desiderio di lasciarmi vivere. mi fa venire voglia di entrare a far parte delle storie della gente che passa a fianco, che si immaginano così comuni e allo stesso tempo intricate. mi sento di nuovo il bambino che vede una scena, delle persone, e per un attimo, con feroce intensità, vi si proietta dentro. per questo istante entra a far parte di un'altra famiglia, o finirebbe in posti lontani a fare cose incredibili. giusto per sapere comè fuori e ritornare alla propria, insostituibile esistenza.
una vertigine di affetto che mi ricorda di quando, a londra, se avevo tempo, camminavo gli ultimi metri verso il lavoro. invece di correre. avrei voluto accompagnare gli artisti da strada che si esbivano a southbank. o diventare socio di una bancarella di libri. o essere portato a letto, con una scusa banale, da una di quelle ragazze dall'aria così indaffarata. una vertigine che durava poco e lasciava le farfalle nello stomaco. lievi crampi di incompletezza, sembra di sentire un'altra primavera alle porte.

1 commento:

  1. Una descrizione molto intensa di sensazioni che ci restano attaccate addosso a dispetto del tempo che vorrebbe appiattire tutto.

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