martedì 23 marzo 2010

pragmatico - prima impressione

pragmatico

ero partito lancia in resta con l'intenzione di svelare e raccontare beirut, vedere realizzarsi la mia storia di amore geografico alimentata al chiuso di una stanza.
è il caso di dire: adoro i piani ben riusciti..

comincio in medias res. sono a beirut da ormai due settimane, confusamente dense. il mio piano del tipo "resto almeno sei mesi, se non tutta la vita" è naufragato da subito: partirò tra qualche settimana.
la scintilla non è scoccata? forse. le aspettative erano tante, l'organizzazione poca. cercavo la capitale culturale del mondo arabo, con i suoi editori, il dibattito e l'attività culturale, all'ombra di una società -quasi- disinibita.



ero atterrato senza programmi definiti, al di là delle mie ricerche da fare, ed anche in questo senso avrei dovuto spendere più tempo ad organizzarmi in italia.
in pratica, non avevo un "qualcosa" da fare, (come mi è stato chiesto spesso prima di partire, con qualche sfumatura di preoccupazione). semplicemente cominciare con un corso di arabo e partire da lì. niente corso di arabo per me, non è la specialità della casa.
e questo ha pesato, mi sono trovato in un posto dove non ha senso starsene semplicemente a vedere come va. o forse è a me che non va più, forse anche l'italia mi reclama, gli affetti che ho là, le cose da fare che rimando da anni.

fatto sta che la mia permanenza sarà breve. lascerò il medio oriente con la voglia di ritornarci, cominciando a tracciare il mio cammino da casa in italia.
perché non mi basta più comprare un biglietto per partire.

resta la voglia di raccontarlo. da qua adesso, e dalla mia "stanza" quando sarò partito. raccontare per mantenere il contatto, emotivo ed intellettuale, per ricordarsi la strada.



comincio da qua.

la prima impressione pesa. e la scoperta della mia ingenuità è come uno schiaffo che brucia. la modernità ha tante facce. non sempre carine.
sono stato accolto da una città indaffarata, piuttosto squallida esteticamente, grattacieli e palazzoni di vetro disegnano la skyline di una città il cui centro è ancora un immenso cantiere.

il progetto pretenzioso di una downtown araba perfettamente moderna e confortevole, che però è ancora parzialmente una città fantasma, senza vita né vitalità, a parte quella dei cantieri.

sapevo che mancava la medina, e l'idea mi faceva paura. era stata irrimediabilmente danneggiata durante la guerra civile, bombardata da tutte le fazioni in lotta. alcuni sostengono non ci sia stata una reale motivazione strategica. fatto sta che le ruspe hanno avuto la meglio.

sarà troppo "italiano" o addirittura "napoletano", ma è un tuffo al cuore vedere una città che vive in questa che per me è una sospensione. quasi avere un cuore che batte in assenza.

e pesa l'arrogante aritmeticità con cui sta venendo plasmata la nuova rampante beirut.

un miracolo in sé. secondo me un frankenstein urbanistico. esattamente a metà strada tra canary wharf o la city londinese, e i giocattoli ipermodernisti che abbelliscono le sabbie delle monarchie del golfo.

la faccia vera delle interpretazioni economicistiche dello sviluppo: fredda aritmeticità; luoghi concepiti dal di fuori, ennesimo tempio alla sicumera della finanza internazionale - e saudita, arabo islamica- ed alla sua pretesa di dettare legge. l'estetica sembra rispondere alla domanda: "quanto varrà domani?" più che a "quanto sarà amata domani?"

in più è una cattedrale nel deserto. troppo costoso per essere vivo. la spianata attorno alla piazza dei martiri ed all'etoile, downown, aswaq beirut, i residence della corniche, sono semivuoti di abitanti e di passanti. i brand internazionali, il lusso in vetrina attendono confucianamente sulla sponda del fiume.

bambini che mendicano spiccioli ai finestrini di SUV a 200 metri dal concessionario ferrari riportano alla realtà. quanta democrazia ci può essere in una città, in un paese, che è stato espropriato ai propri cittadini e poi venduto? impareremo mai?

poi.
poi lo stordimento dell'impatto svanisce. gli occhi si abituano. comincio a vedere tutto ciò che sta intorno. la gente. le loro vite.

1 commento:

  1. sta casa aspett a tè!

    no scherzo, perchè non ti dai un pò di tempo ancora?
    magari ci esce qualcosa....

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