giovedì 8 marzo 2012

8/3 visione ludico-buddo-pacifista-queer


mentre alessando è al caffè, curvo sul tavolino tutto intento a scrivere la sua robaccia, io mi annoio e guardo intorno...
è così che ho avuto la mia visione per la festa della donna.
niente uomini al guinzaglio, o sottoposti ad una annuale corvée di falso rispetto, imposto per convivnenza civile e bigiamente dissimulato. neanche torme di donne in libera uscita che infilano banconote negli slip di spogliarellisti che sbocciano da improbabili costumi, con i loro addominali tanto piatti da appare irrealistici, irrealizabbili.
niente storie di veli, barbe, religioni andate ad aceto e patriarchi uterini. sono noiose, ripetitive fino a sembrare false (il potere è nel discorso in sè, non nell'oggetto del discorso - ma oggi non ho voglia di dilungarmi sull'argomento).
è andata semplicemente così:

un uomo e una donna, lui in abito lei in tailleur, pausa lavoro probabilmente. che giocano a domino. lo stesso gioco, le stesse regole, lo stesso numero di carte in mano per entrambi. tutto sta alla voglia e alle capacità del singolo chiudere la mano vincente (oltre a un po' di culo).
tanto poi si tratta solo di una mano, di una partita. nel frattempo, chi vince impara dagli errori e debolezze dell'altro, offrendo a sua volta percorsi e strategie nuove all'avversario. in fondo, si passa il tempo, ci si distende e si svuota la mente (attenzione: a metterci i soldi ci si rifonde solo!)
troppo lontani per sentirli e per vederli bene. magari parlano di loro stessi, della quotidianità, di progetti futuri. oppure è placidamente silenziosa, la partita, un seduta a due di autoriflessione. ma, come ogni campo da gioco che si rispetti, si è sullo stesso livello, ognuno con la sua prospettiva. ognuno diventa il nesso tra il proprio essere nel mondo e quello dell'altro.
ma un gioco mica solo un gioco del resto, e la partita che si chiude ne apre un'altra. quella in cui si prova semplicemente a essere felici. cercando di capire sé stessi e chi si ha intorno. capire che non si smette mai di essere tutte le cose, esattamente come tutti gli altri e ognuno diversamente a modo suo.

lunga vita e prosperità a tutti. kedba

p.s.: ho parlato di una coppia uomo/donna, perché è quello che ho visto...
ora proviamo ad immaginare i due (o i tre o i quattro...) in tutte le combinazioni e gradazioni possibili, di sesso, nazionalità, aspetto fisico, inclinazioni personali, appartenenza di classe, clan, tribù, specie...
comincio io:

un idraulico jamaicano in tweed e merletti, con monocolo e scarpe da basket. ha un cipiglio aristocratico accompagnato da un intercalare toscano (livornese, forse, dalle sfumature più caste ai picchi più irriverenti) imparate dalla tata, da bambino.
è insieme a:
tatuatore tibetano (che ha fatto monlta pratica su sè stesso, come è la norma), chitarrista punk professionista con tanto di cresta. qualcosa di femminile in lui mi fa pensare ad una donna, ma se guardi soli gli occhi vedi lo sguardo di un monello alla dickens in formato post-nucleare.
stanno aspettando (con dissimulata trepidanzione il jamaica, tatuaggi si perde negli occhi di un gatto):
un marcantonio che sta dietro l'angolo e in realtà noi non potremmo vedere. indossa una jellaba (la tunica araba, per intenderci) azzurro metallo, perfettamente stirata (non è da lui), sandali di cuoio, turbante, e due baffoni biondo rossicci taglio alla stalin. nonostante cammini di fretta borbottando scuse ai malcapitati cui pesta i callli, non faremo in tempo a sapere che si trattava dello spin doctor di un ministro senza molto portafogli di uno stato mitteleuropeo.

sotto a chi tocca con altre combinazioni...

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