sabato 3 marzo 2012

tav. guardata da sotto.


primo: la repressione mi fa schifo. quando si picchia chi protesta, indipendemente dalla condivisibilità delle loro opinioni, qualcosa non va. e si intravede la volontà di non farla andare.

ora: dall'egitto seguo la vicenda NOTAV, principalmente su facebook, ho letto pochi articoli. c'è qualcosa che mi rende perplesso. che non capisco. più che una nota è una richiesta: aiutatemi a capire.



il mio punto di vista di partenza è A FAVORE DEL COMPLETAMENTO DI UN ASSE DI TRASPORTO VELOCE CHE ATTRAVERSI LA PIANURA PADANA. il cosiddetto CORRIDOIO V (che non sta per vendetta). a questo andrebbe aggiunto il segmento del CORRIDOIO VIII (collegamento tra Adriatico e Tirreno, all'altezza dell'Albania, più o meno).
non vuol dire che sono a favore dell'attuale progetto TAV in val di susa.

il fatto è che sono meridionalista. nel senso che il mio desiderio è rivolto a sud. mi occupo del sud del mediterraneo, andandoci spesso, da anni. e in questi anni ho smesso di stupirmi del perchè i nostri vicini storici, incredibilmente vicini, sotto l'aspetto geografico, storico e culturale, siano tenuti a distanze siderali.
e mi brucia di sentirmi come un parassita visionario, che ha rivolto il proprio sguardo dalla parte sbagliata.
il mio desiderio è rivolto a sud soprattutto perchè sono napoletano. e ho visto quanto il sud d'italia (come altri sud europei - ormai non c'è alternativa a ragionare in una dimensione più ampia) sia tagliato fuori da ogni possibilità di sviluppo.
e qui ci avvicinamo al punto. infatti vedo in questa questione del NO TAV una guerra di priorità. esagerando un poco, la mia opinione è: la causa NO TAV è settentionalista, campanilista, anti europeista.
niente da dire sulla vadilità di opinioni diverse dalle mie, ma mi seccano le contraddizioni (per esempio quanti NO TAV sono o no europeisti? - dietro le contraddizioni malcelate dal baccano, si indovinano interessi tenuti ben lontani dallo sguardo altrui).

il problema. i problemi che negli ultimi 10 anni stiamo pagando nel sud italia sono dovuti a due cause principali. 1 dieci e passa anni di governo il consenso poggiava su una sruttura clientelare basata quasi interamente al nord.
2 l'incapacità della UE di attuare l'apertura al sud del mediterraneo (oramai siamo in ritadro di due anni sul programma EUROMED, e il file è stato aperto per caso, grazie alla primavera araba)

le prioritèà di sviluppo delle regioni meridionali sono state ingorate quando non contrastate. e in qeusto c'entrano ampie connivente nelle caste politiche meridionali.
le soluzioni e i progetti di sviluppo riguardano varie dimensioni. una è la cultura. uno stato che disinveste dalla cultura e nella ricerca, ovviamente favorisce le zone più industralizzate, il nord appunto. a detrimento di chi ha come risorse la cultura e la ricerca, come turismo, o come possibilità unica di guadagnare competitività.

quella che qui mi riguarda è quella del trasporto. mi riferisco precisamente ai CORRIDOI V e VIII. vitali nell'apertura dell'europa al mediterraneo. ora non sono un esperto in termini di trasporto, farò qualche tentativo.
PRO: il commercio nel mediterraneo , soprattutto in quello orientale è molto sviluppato. se mi ricordo bene transitano 2/3 delle merci prodeotte in oriente (via suez). di queste pochissime si fermano in mediterraneo, solo nei porti cosiddetti trans-shipping (da maxi nave a nave più piccola, che entra in più porti). normalmente la gran parte va nei porti settentrionali dell'europa centrale.
per semplificare adotterò la prospettiva napoletana: il porto di napoli in questo senso è una specie di benezione, ma non basta, napoli è mal collegata - parlo dell'oltralpe.
ora: per mandare un container dall'austria all'egitto, per esempio cosa faccio? trieste, marsiglia (se non i grandi porti del baltico) e poi nave. in pratica siamo tagliati fuori (chiede ai "camalli" di genova che stanno a farsi la fame se sono NO TAV)
aumentare la velocità di scambio attraverso i due corridoi, invece cambierebbe la situaione significativamente. infatti non sono prioritari a caso.
è una questione di competitività, per il sud italia e non solo.

a parte i costi esorbitanti, che bisognerebbe capire quanto dipendono da mala gestione, ecco qualche "contro" che ho letto in giro per internet.

il trasporto su ferro è meglio di quello in gomma, ma la velocità non è un problema. per quanto riguarda i passeggeri, si preferisce l'aereo.
ora il primo punto è esatto da un punto di visto settentrionale. ogni centro industriale del nord italia è pressochè collegato a i grandi corridoi d'oltralpe, come punti periferici a snodi principali. inoltre, le previsioni sono fatte in un quadro che esclude il mediterraneo, e si basta solo sul vecchio allargamento a est. la dice lunga. i centri del sud si troverebbero isolati, potendo arrivare, su ferrovia, solo fino a venezia (in termini di velocità).
il secondo, idem. la pianura padana ha un aeroporto ogni 60km, voluti dalla lega con i soldi di tutti gli italiani (malpensa è quasi inutile, infatti, ma così si capitalizza consenso politico). per i meridionali le possibilità low-cost sono da roma in su.

il problema ambientale. l'impatto ambientale nell'area è maggiore dei vantaggi che l'area ne ricaverebbe. ed è pure controverso perchè si basa su previsioni. ognuno usa le sue. in una prospettiva nazionale tutto cambia: meglio su nave, e poi giù al nord, no? i costi ambientali del traffico marittimo sembrano essere esclusi dal conto. tanto non riguardano la val di susa.

quello che non mi piace è la mancanza di pluralità nei punti di vista. la logica campanilistica: da noi no. quella che ha mandato l'italia a puttane. nessuno vuole perdere niente per il "bene o la necessità comuni". la stessa logica di chi non vuole gli immigrati nel proprio paese e "vadano da un'altra parte".

è possibile in questo paese risolvere le cose con un dialogo che comprenda e provi a rispettare tutti i punti di vista? e tutte le necessità?
le cose vanno fatte se poratano vantaggi. e vanno fatte bene.
l'apertura a sud è vitale, per lo sviluppo. del sud italia ma non solo. il problema è di governance. e di politica.
mi sembra sempre che ongi tipo di politica, quella di un goverdo deficiente e sordo che volutamente porta avanti i progetti in maniera disastrosa, o quella resistente dei no tav, sia condotto sotto un'unico punto di vista, rivolto a nord e non a sud.

allora mi sembra che da ogni parte volutamente la porta al dialogo è chiusa. tanto a nessuno gliene frega. e allora vaffanculo a tutto. tutto diventa una farsa. un gioco in mano ai soliti pochi, mentre gli altri, i fessi, si fanno male.

2 commenti:

  1. Riassumo in breve e posso dirti che la lotta del movimento No Tav non riguarda solo la salvaguardia del territorio valsusino ma anche e soprattutto la necessità reale di finanziare un'opera dai costi così alti senza trarne beneficio alcuno (tantomeno per il sud); a tal proposito, ti consiglio un documentario che si intitola "Fratelli di Tav" che risale al 2006 circa (spero di non sbagliare) in cui credo siano spiegate bene le ragioni del no. Perchè i contrari non sono solo al nord e in val Susa e il problema non è solo del nord e della val Susa.
    http://vimeo.com/26226413
    e poi questo
    http://www.youtube.com/watch?v=-asp6Gjqpl8

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    Risposte
    1. grazie. era il tipo di risposta che cercavo (e spero di aver chiarito le mie perplessità senza offendere nessuno). appena la mia connessione internet me lo permette guardo i video. intanto rilancio (che poi è la questione di sempre): è possibile (in senso concreto e politico) uno sviluppo sostenibile che non contempli barriere ed esclusioni?

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