sabato 3 aprile 2010

un po' di viaggio

oggi sono andato a tiro صور, facendo sosta a sidone صيدا sulla via del ritorno.
il sistema di trasporti non sarà perfetto, ma funziona. a questa massa di van, mini bus o bus veri, taxi collettivi e servìs mi ci sono abituato da tempo. dalla siria. forse da prima, napoli. il segreto è rinunciare alla fretta, se si può. ed alla precisione. in cambio della gioia di rotolare in un caleidoscopio di materiali grezzi.
quando si viaggia è tutta un'altra cosa.
 
mi piace muovermi. vedere il paesaggio che cambia mentre scorre al finestrino.
itinerari flessibili, a seconda delle esigenze dei passeggeri. scendono e salgono lungo il cammino. strade statali. o provinciali. attraversare paesini polverosi. attività diverse che si susseguono dalla periferia al centro. diverse per grado di pulizia, di salute, di ricchezza. sembrano trattati viventi di economia, vivisezioni dell'organismo sociale.
vedere i cedri che cedono il passo alle palme. le industrie diradare in frutteti. arance, qualche uliveto. l'odore del mare che si insinua nell'abitacolo, contendere il mio naso a quello della gente e delle sigarette. la fatica dei guidatori, ore e ore chini sul volante per riuscire a farcela appena. conto la gente dentro e mi chiedo quanto gli resta a fine giornata.
ma soprattutto la gente. mescolarmi ai viaggiatori, loro più per necessità che altro. paesi dove non tutto è disponibile pochi passi. cittadini pazienti che ruminano chilometri per le loro necessità. o semplicemente vanno appresso alle trame delle loro relazioni sociali e familiari. 
il mio vago sentirmi fuori posto.
mi piace. 

mi piace che poi finisco a conoscere gente. e un po' ne avevo bisogno.  in città parlo poco: coltivo le mie ricerche insieme ad un'inclinazione all'orsitudine.
non in viaggio. la meta comune, l'angustia dello spazio favoriscono la socievolezza. auricolari e i-pod sono rara visione (alhamdilillah - l'individualismo sarà forse un prodotto di determinate società?).
e perché anche io cambio. prendo beirut troppo sul serio. fuori città mi ammorbidisco. lascio il mondo lavorare sui miei sensi. 
e poi è semplice. si comincia con dove vai. o informandosi sul costo del viaggio. si finisce a scambiarsi opinioni, dei propri paesi. frammenti di biografie e di geografie. due studenti diretti a sud di sidone da tripoli. ahmed e abdallah, marocchino. promesse e numeri di telefono. ci hanno messo cinque ore per fare 150 km, però se passi dalle mie parti fammi sapere. relatività di tempo e spazio.

sostanza contro apparenza. mezzi poveri, poco europei, non sempre pratici. richiedono uno sforzo collettivo per funzionare. 
chi siede dietro passa i soldi in mano a chi sta avanti, sussurrano per quanti stanno pagando. il resto torna sempre giusto. si sfrutta tutto lo spazio. ci si alza per far sedere, o per far scendere. ci si incastra. ci si organizza. tu dove vai? 
e scopro che un maratoneta siede a fianco a me. nadir ha voglia di parlare. più di quanta ne abbia io. meglio così. da un po' stavo pensando troppo. sport, filosofia, grandi sistemi. arrivati al kola, lo snodo che apre la capitale al sud, lo seguo. la cortesia di pagargli il viaggio sarebbe inutile se non gli permettessi di ricambiare. strade nuove per me, per finire ad un cocktail di frutta. inaspettatamente ricco. anche il service verso jemmaize è offerto.
eccesso di cortesia? interessato? giornata lunga. faccio chiudere la palestra del dubbio. 
torno a casa. fermo la ruota, per un altro po'. inshallah.

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